La “fara” era un villaggio dei Longobardi abitato da famiglie legate tra loro da vincoli di parentela. Pertanto l’origine di Fara Olivana si può far risalire ai secoli VI-VII dopo Cristo, all’epoca della dominazione longobarda sull’Italia centro-settentrionale.

La nostra Fara conobbe una certa espansione e importanza durante tutto l’Alto Medioevo: lo testimonia l’ampiezza del primitivo insediamento, a pianta rettangolare circondato da fossato, ancora identificabile nelle mappe ottocentesche, ma anche la presenza di varie chiese ed oratori sparsi su tutto il territorio circostante (le attuali parrocchiali di Santo Stefano e San Lorenzo, e gli oratori scomparsi di San Pietro, San Vito e San Giorgio). Poco dopo il Mille a Fara fu trasferita nella chiesa di Santo Stefano la sede plebana della soppressa pieve di Santa Maria d’Averga (Nèveri di Bariano).

Durante la recente costruzione dell’autostrada Bre.Be.Mi. in territorio di Fara è stata scoperta una importante necropoli longobarda con preziosi corredi funebri, oggi conservati in parte nel museo archeologico del castello di Pagazzano.

Foto tratte da brebemi.it

Il primo documento scritto relativo a Fara Olivana risale all’anno 915: il villaggio vi compare con la denominazione Fara Libani, che potrebbe essere interpretata come “Fara di proprietà di Libano”. Tuttavia nei numerosi documenti posteriori ricorre più spesso la variante Fara luvana o Faraluana, sicuramente derivata dal latino Fara Luparia, cioè, Fara dei lupi; animali che dovevano infestare allora i vicini boschi lungo il Serio (nel dialetto bergamasco, infatti, la lupa è detta lua). Solo in un documento del 1170 compare la versione Fara Olivana, nome accettato poi nei documenti ufficiali più recenti.

Il nome della popolosa frazione di Sola si trova invece menzionato in documenti del XII secolo (anni 1123, 1171) nelle varianti Axola, Assòla, forse dal latino ansiola, col significato di piccola ansa del fiume. Il villaggio sorge infatti a breve distanza dal Serio.

Nei secoli XII e XIII Fara e Sola furono comuni rurali del comitato di Bergamo; entrambi i villaggi erano allora dotati di opere di difesa.

Tra il 1267 e il 1300 fu scavato tra Oglio e Adda il Fosso Bergamasco, un vallo artificiale che doveva segnare visibilmente il confine tra Bergamo e Cremona. Questo fossato circondava anche la parte orientale e meridionale del territorio di Fara.

Le continue guerre, prima tra Comuni e Impero, poi tra Guelfi e Ghibellini e, infine, tra Milano e Venezia, causarono lo spopolamento quasi completo di Fara e di Sola, che furono unite in un solo comune dagli Statuti di Bergamo del 1331.

Nei primi giorni di giugno del 1399 i Ghibellini di Gera d’Adda riuscirono ad espugnare il castello di Fara e a raderlo al suolo, uccidendovi molte persone.

Nel 1428 Venezia occupava il territorio di Bergamo fino al Fosso Bergamasco, che diventava confine di stato. E tale rimase fino alla conquista napoleonica del 1796.

Nel 1458, il romanese Giovanni da Rudiano, con l’intermediazione di Bartolomeo Colleoni, donava alla Misericordia Maggiore di Bergamo tutto il territorio di Fara di sua proprietà; Sola rimase invece di proprietà privata. Negli anni successivi la Misericordia diede inizio al ripopolamento del villaggio e alla bonifica del suo territorio rimasto incolto per decenni; fece poi ricostruire l’attuale Castello Nuovo, un mulino e vari edifici rurali e fece scavare canali di drenaggio per bonificare le aree paludose.

Nel corso del XVII secolo Venezia fece fortificare il villaggio e vi pose per un certo periodo una guarnigione militare di circa mille uomini a controllo del vicino confine (gli abitanti residenti erano allora poco più di duecento!). Sempre nel corso del XVII secolo la Misericordia sperimentò sul territorio di Fara la coltivazione di nuovi prodotti agricoli provenienti dall’America, come il mais e la patata. Nel secolo successivo – sempre ad opera della Misericordia - fu ricostruita la chiesa parrocchiale e furono edificati alcuni grandi cascinali (oggi purtroppo in rovina) come la Fabbrica e la Superba, tutti su progetto del capomastro Giacomo Allegrini.

Il paese seguì poi le sorti di Bergamo, sia sotto l’occupazione napoleonica (1796-1814), sia sotto quella del Regno Lombardo-Veneto (1815-1859). Con l’unità d’Italia il comune di Fara Olivana con Sola è rimasto definitivamente nella provincia di Bergamo.

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